Come funziona il canone concordato e quali sono i codici da inserire nel modello 730? Scopri cosa cambia per chi affitta casa

Il canone concordato rappresenta una delle modalità più vantaggiose per stipulare contratti di locazione in Italia. Concepite per favorire sia il locatore che il conduttore, queste formule si distinguono per la presenza di vincoli e agevolazioni fiscali ad hoc. Se possiedi un immobile e vuoi affittarlo, conoscere come funziona il canone concordato è il primo passo per ottimizzare la gestione e ottenere benefici anche nella dichiarazione dei redditi, in particolare tramite il modello 730. Comprendere le regole, le novità normative e le procedure aggiornate può farti risparmiare tempo e denaro, ridurre la pressione fiscale e garantire contratti sicuri e regolari.

Cosa significa affitto a canone concordato

L’affitto a canone concordato è un contratto di locazione la cui durata minima è di tre anni, rinnovabile per due, e il cui importo del canone è stabilito in accordo con le associazioni dei proprietari e degli inquilini, sulla base di parametri fissati dal Comune dove si trova l’abitazione. Questo tipo di contratto si differenzia rispetto a quello a canone libero, in cui il prezzo viene deciso liberamente tra le parti. Il canone concordato punta a calmierare i prezzi degli affitti nelle zone dove la pressione abitativa e i costi degli immobili sono particolarmente elevati, offrendo una soluzione di equilibrio tra le esigenze di chi affitta e chi cerca casa.

La stipula del canone concordato, oltre a essere legata al rispetto di precise condizioni contrattuali, richiede l’attestazione da parte delle associazioni di categoria che certificano la conformità delle condizioni economiche agli accordi territoriali. Questa attestazione è elemento fondamentale sia per godere delle agevolazioni fiscali sia per evitare contestazioni, poiché rappresenta una garanzia di trasparenza e correttezza nella determinazione dell’affitto. Gli accordi territoriali talvolta cambiano di città in città, quindi è fondamentale verificare quelli propri dell’area di interesse.

Tra i vantaggi principali per il locatore spiccano le riduzioni fiscali, come la cedolare secca al 10% invece che al 21%, nonché ulteriori sconti sull’IMU e sull’imposta di registro. L’inquilino, a sua volta, può contare su una maggiore accessibilità ai prezzi d’affitto rispetto al mercato libero. Queste condizioni rendono il canone concordato una scelta sempre più popolare, soprattutto in grandi città e aree universitarie dove la domanda di locazioni a prezzi contenuti è in costante crescita.

Cosa cambia nel modello 730 per chi affitta a canone concordato

Per chi sceglie la locazione a canone concordato, è essenziale sapere come riportare correttamente i dati nella dichiarazione dei redditi, in particolare nel modello 730. Dal punto di vista fiscale, la scelta tra la tassazione ordinaria e quella della cedolare secca ha un effetto diretto sull’importo delle imposte dovute e sulle detrazioni spettanti. La corretta compilazione del 730 consente di usufruire appieno delle agevolazioni e di evitare errori che potrebbero attrarre controlli fiscali o sanzioni. Negli ultimi anni, la normativa ha previsto l’utilizzo di specifici codici che identificano il tipo di canone applicato, distinguendo il canone concordato dal canone libero.

Nel modello 730, i redditi derivanti dai canoni concordati devono essere riportati nel quadro B, in corrispondenza del rigo B1. Per la compilazione, occorre fare attenzione all’inserimento del codice che indica il regime fiscale adottato. Ad esempio, il codice “2” viene utilizzato per indicare affitti a canone concordato, mentre il codice “3” per altre tipologie agevolate. Questo dettaglio è fondamentale perché consente all’Agenzia delle Entrate di riconoscere la spettanza della riduzione della base imponibile del 30%, oltre alla possibile applicazione della cedolare secca agevolata.

Oltre al codice giusto, il contribuente deve allegare, se richiesto, la documentazione che attesti la natura del contratto e i requisiti previsti dagli accordi territoriali. La mancanza di tali allegati o errori nella compilazione possono pregiudicare la fruizione delle agevolazioni fiscali. La dichiarazione dei redditi sottoposta a controlli più stringenti soprattutto nelle città con alta presenza di affitti, quindi la precisione nella compilazione è fondamentale per evitare problemi futuri con l’amministrazione finanziaria.

Vantaggi fiscali per proprietari e inquilini

Gli incentivi normativi previsti per chi affitta con canone concordato sono molteplici e di forte impatto, sia in termini di risparmio fiscale sia di semplificazione delle procedure amministrative. Il proprietario, in particolare, può optare per la cedolare secca ridotta al 10%, una significativa riduzione rispetto al 21% prevista per i canoni liberi, con evidenti benefici sul gettito da imposte dirette. In aggiunta, vi sono sgravi sull’IMU e sulla TASI, che in alcune realtà locali azzerano o quasi l’esborso per la tassazione immobiliare sui contratti di locazione agevolati.

Per gli inquilini, il canone concordato offre la tranquillità di un affitto calcolato in base a criteri oggettivi e generalmente più basso rispetto ai contratti a canone libero. Inoltre, il regolare contratto registrato permette di accedere a detrazioni fiscali in sede di dichiarazione dei redditi, che variano in base al reddito complessivo e al tipo di utilizzo dell’abitazione. Ciò è particolarmente vantaggioso per categorie come studenti fuori sede, giovani lavoratori e famiglie che desiderano stabilità e trasparenza nei rapporti di locazione.

Un ulteriore vantaggio per entrambe le parti è la maggiore sicurezza legale del contratto: la registrazione e la conformità agli accordi territoriali riducono il rischio di contenziosi e contestazioni, offrendo una tutela rafforzata sia per la proprietà che per chi prende in affitto. Questo rende il canone concordato una soluzione performante e bilanciata, ideale in tutti quei casi dove la flessibilità economica e la certezza normativa rivestono un ruolo chiave nella scelta del contratto di locazione.

Come attivare il canone concordato e compilare senza errori il modello 730

Attivare un contratto a canone concordato richiede di seguire una procedura specifica che parte dalla consultazione degli accordi territoriali, disponibili presso le associazioni degli inquilini e dei proprietari o sui siti dei Comuni. Una volta individuata la fascia di canone corrispondente all’immobile, si redige il contratto utilizzando i modelli ministeriali aggiornati e si richiede la verifica delle associazioni di categoria, che rilasceranno l’attestazione di conformità necessaria sia per la registrazione che per l’accesso alle agevolazioni fiscali.

Il passaggio successivo è la registrazione del contratto presso l’Agenzia delle Entrate, che può avvenire online tramite i servizi telematici oppure presso gli sportelli. È fondamentale effettuare questa procedura entro 30 giorni dalla stipula per evitare sanzioni. In fase di dichiarazione dei redditi, il proprietario dovrà inserire il codice identificativo appropriato nel quadro B del modello 730, allegando l’attestazione di conformità fornita dall’associazione e ogni ulteriore documentazione richiesta. La scrupolosa osservanza di questi passaggi garantisce la piena legittimità dei benefici.

Compilare senza errori il modello 730 è essenziale non solo per ottenere il massimo risparmio fiscale, ma anche per prevenire eventuali accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate. Si suggerisce di rivolgersi sempre a CAF o professionisti specializzati in materia fiscale immobiliare per ricevere supporto personalizzato, aggiornato alle ultime novità normative. Un investimento in formazione e consulenza permette di affittare in modo sicuro, conveniente e conforme alla legge italiana sulle locazioni abitative.

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